Informazioni
Il Museo di Fisica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II è uno dei più importanti musei di fisica in Italia. Fondato nel 2000, dal 2005 è ospitato nelle sale dell'ex Refettorio del Collegio Massimo dei Gesuiti, capolavoro barocco progettato da Dionisio Lazzari intorno al 1680.
Le sale settecentesche, impreziosite da stucchi e portali in Piperno, fanno da cornice agli antichi armadi espositivi in piuma di mogano e radica di noce. Dal 2012 il Museo fa parte del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Circa 900 strumenti scientifici, prevalentemente ottocenteschi, sono esposti in un'area espositiva di circa 640 m². Queste strumentazioni sono legate allo sviluppo della Fisica nel Regno di Napoli e alle vicende storiche e politiche della città e della sua Università.
Il nucleo principale proviene dal Gabinetto di Fisica universitario, istituito con decreto di Gioacchino Murat del 29 novembre 1811. La parte più prestigiosa delle collezioni deriva invece dal Gabinetto Reale, iniziato con Carlo III di Borbone e arricchito fino all’apice dello splendore con Ferdinando II. Con l’Unità d’Italia, parte della collezione borbonica venne trasferita al Gabinetto universitario.
Di grande interesse sono anche gli strumenti ideati o utilizzati dal fisico Macedonio Melloni, chiamato a Napoli nel 1839 come primo direttore dell’Osservatorio Vesuviano.
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Il Museo si articola in quattro sale, organizzate secondo un criterio tematico.
Espone una prestigiosa collezione di strumenti firmati dal fisico tedesco Rudolf Koenig, tra cui il celebre analizzatore armonico, capace di individuare le frequenze che compongono un suono.
Di rilievo anche un diapason di 140 cm, costruito da J. Lancelot, con rebbi di 80 cm dotati di masse aggiuntive che ne modificano la frequenza.
Ospita i pezzi più significativi e prestigiosi:
la lente obiettiva per cannocchiale (1645), firmata da Evangelista Torricelli, e la splendida meridiana a forma di tronco di piramide in oro e argento, con gnomone a forma di dito di putto.
Qui si trovano anche gli strumenti del Melloni, un modello di locomotiva funzionante donato a Ferdinando II da Robert Stephenson, e altre rarità che testimoniano lo sviluppo scientifico del XIX secolo.
Vi sono esposti strumenti come gli Emisferi di Magdeburgo in ottone, la pompa pneumatica con piatto alto di Babinet, un arganello idraulico e una fontana intermittente che sorprende ancora oggi i visitatori.
La sala conserva la Pala di Marco Pino e ospita strumenti di ottica ed elettromagnetismo.
Tra i pezzi più spettacolari: il cannocchiale di Duboscq, la Macchina di Atwood, il Cilindro di Morin e la grande lente a gradinate (diametro 120 cm) costruita nel 1845 da Henry Lepaute, usata dal Melloni per studiare il calore radiante della Luna.
Nella sezione dedicata all’elettromagnetismo sono esposti strumenti del fisico Luigi Palmieri, successore del Melloni all’Osservatorio Vesuviano, tra cui il primo sismografo elettromagnetico (1856), installato sia all’Osservatorio che presso la Specola universitaria.
La sala del Refettorio, per la sua ampiezza e bellezza, viene oggi utilizzata anche per convegni ed eventi culturali, valorizzando ulteriormente la cornice storica e scientifica del Museo.
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